Gianluca Grignani racconta i suoi segreti a Le Iene: il monologo emozionante del cantautore milanese.
La rockstar del pop italiano, uno degli artisti più amati e contraddittori della nostra musica. Gianluca Grignani è così, prendere o lasciare. Lui è il Joker, lo ami o lo “odi”. Lo ha dimostrato anche la sua ultima, chiacchieratissima, partecipazione come ospite a Sanremo. Per qualcuno un’esibizione eccessivamente euforica, che ha aperto una voragine di battute sui suoi problemi personali, l’alcolismo, la dipendenza.
Problemi che Gianluca non ha mai nascosto, e che nel suo monologo a Le Iene ha voluto raccontare in maniera emozionante, coinvolgente, rendendo palese quanto sia difficile lasciarsi tutto alle spalle quando ti ritrovi a cadere giù, sempre più, come se passassi dall’Everest alla Fossa delle Marianne.
L’emozionante monologo di Gianluca Grignani
Dopo aver raccontato un episodio particolare della sua vita, un episodio che descrive le sue sensazioni di dipendenza inspiegabile verso una sostanza non specificata, una dipendenza che nemmeno l’alcol può far dimenticare, Grignani si è lasciato andare a un monologo molto emozionante.
Un monologo non incentrato sul passato, perché quello non può essere cambiato, ma sul futuro, partendo da una massima: “Non date mai a un poeta in mano una chitarra, vi racconterebbe quello che i poeti nascondono in fondo al fiume della tristezza e il resto del mondo potrebbe scambiarlo per un grido di guerra“.
Il discorso di Grignani per i giovani
Proprio in quella massima e in quei poeti si riconosce Grignani. Per l’artista, noi siamo questo, il resto del mondo, esseri confusi e influenzabili, incapaci di distinguere il bene dal male. E a noi si contrappone la generazione Z, da lui ribattezzata V, come vittoria: “Quelli che non hanno mai avuto bisogno dei libri perché hanno sempre avuto un computer, quelli che per loro è normale che il telefono faccia tutto tranne il caffè“.
Quella generazione, che viene indicata come la generazione dispersa, senza radici, è invece la prima che non è stata educata, secondo Grignani, al motto ‘mors tua vita mea‘. Una generazione, la prima, che non crede che tutto sia lecito se la vittoria è di uno solo, se vince il più forte. “È la generazione dell’inclusività, capace di rendere tutti uguali nelle differenze, la generazione del cambiamento, la mano del futuro“, ha aggiunto l’artista, che ha immaginato per loro e per noi tutti una canzone come Hotel California, ma con un finale diverso.